| #TRADIZIONIDELLATUSCIA | Il Carnevale Storico di Ronciglione – RONCIGLIONE

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Il carnevale di Ronciglione ha le sue origini nelle “Pubbliche allegrezze” che si svolgevano nella città durante il periodo farnesiano (1537-1649), le stesse corse dei Barberi, corse di cavalli senza fantino, sono documentate da Papirio Serangeli nel suo volumetto, in esametri latini, Polygraphia Roncilionensium già nel 1609   e si effettuavano durante la festa del patrono San Bartolomeo in agosto; anche lo storico locale don Osvaldo Palazzi ci fornisce la notizia dello svolgimento della corsa dei Barberi, a Ronciglione, durante la festa di San Bartolomeo nel 1680, è quindi molto probabile che le corse “a vuoto” di cavalli si facessero nella nostra cittadina a partire dal 1570 circa quando ormai le ampie vie rinascimentali della cittadina erano state completate.

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L’origine delle corse dei Barberi è da individuarsi nel carnevale romano; è documentato, infatti, che a Roma in via Lata, l’attuale via del Corso, durante il Carnevale si svolgessero corse di cavalli senza fantino a partire dal pontificato di Paolo II Barbo (1464-1471) che le istituì e, come scrive lo storico tedesco Ferdinand Gregorovius, Paolo II fu il primo che in Roma facesse rivivere il carattere pagano dei ludi carnascialeschi.

La corsa partiva da piazza del Popolo, ove avveniva “la mossa” e terminava alla confluenza con piazza Venezia. A Roma, in via del Corso, che dalle corse che vi si svolgevano prese il nome, venivano effettuate, a partire dal pontificato di Paolo II e almeno fino alla 2° metà del XVII secolo, anche corse di ebrei (che venivano obbligati a correre) ma anche di ragazzi, di uomini adulti, di vecchi e poi anche di bufali e somari. Queste corse sono ricordate da Michel de Montaigne nel suo libro Viaggio in Italia, viaggio effettuato tra il 1580 e il 1581, mentre Johann Wolfgang Goethe descrive la corsa dei Barberi del carnevale romano del 1788 anche lui nel suo libro Viaggio in Italia.

Ritornando a Ronciglione e al Ducato di Castro, ricordiamo come nel Volumen Statutorum del 1558 sono contenute due norme relative allo svolgimento di un palio, nella capitale Castro, durante la festa del patrono San Savino che si celebrava il 15 dicembre. Le due norme in questione sono la rubrica 33 del libro I Civilium -intitolata Quod Judei faciant unum Bravium ovvero I Giudei devono finanziare un palio– che obbligava gli ebrei di questa cittadina a versare dodici fiorini per finanziare la corsa dei cavalli, che non sappiamo se fosse con o senza il fantino, e la rubrica 18 del libro I Civilium, intitolata De Officio Camerarii Communis, che disciplina, fra l’altro, lo svolgimento del palio a cui potevano partecipare solo cavalli maschi; il fatto che a Castro si svolgesse una corsa di cavalli già nel 1558 rafforza l’ipotesi che questa si effettuasse anche a Ronciglione nella 2° metà del XVI secolo.

Probabilmente il carnevale nasce a Ronciglione verso il 1570 insieme alle corse dei Barberi, ma il primo documento conosciuto che si riferisce al carnevale di Ronciglione è del 12 gennaio 1748, si tratta di un editto del Vescovo di Sutri e Nepi Giacinto Silvestri -stampato a Ronciglione per i tipi di Domenico Poggiarelli- che disciplina il carnevale di quell’anno, con particolare riguardo all’uso della maschera, ma vi sono anche disposizioni sui ciarlatani, saltimbanchi e istrioni e inoltre proibisce agli ecclesiastici, sotto gravi pene pecuniarie, di partecipare ai divertimenti carnascialeschi, e infine c’è anche una norma che prevede come tutti i festeggiamenti dovessero finire necessariamente alla mezzanotte del martedì grasso.

Un altro documento molto importante, tratto dall’Archivio Storico Comunale, è del 7 febbraio 1810 ed è una circolare di Giulio Zelli Pazzaglia, sotto Prefetto del Circondario di Viterbo, indirizzata al Maire (Sindaco) di Ronciglione, che regolamenta l’uso della maschera per il carnevale di quell’anno ben’ inteso però che sarà sua cura (del Maire) di fare i regolamenti di Polizia, e di prendere tutte quelle misure, che crederà, e sono necessarie a mantenere il buon’ ordine, la decenza, il rispetto alle cose Sacre, ed alle Autorità.  Questo documento dimostra come già da quell’anno, ma forse anche prima, era stato ripreso il carnevale dopo il saccheggio e l’incendio ad opera delle truppe giacobine francesi, comandate dal Generale François Valterre, che da Roma si stavano portando a Viterbo e che incendiarono la cittadina il 28 luglio 1799 a causa del fatto che gli abitanti, filopapalini, insorsero contro di loro.

Un successivo documento, sempre tratto dall’Archivio Storico Comunale, è del 26 gennaio 1820 e si tratta di un autorizzazione -data dal Cardinale Consalvi da Roma e rilasciata ad alcuni attori dilettanti di Ronciglione- colle solite cautele e regole, per poter svolgere nella cittadina nel tempo del prossimo carnevale…alcune comiche rappresentazioni in un loro teatrino (7).
Un altro documento -pubblicato nel libro Ronciglione, le Corse a Vuoto del prof. Flaviano F. Fabbri e Bruno Pastorelli edito nel 1999- è un manifesto che disciplina le corse dei Barberi nel palio estivo di san Bartolomeo del 1827, palio che si corre il 25 agosto per la festa del patrono.

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E’ probabile che nella 1° metà del XIX secolo, con la ripresa dei festeggiamenti del carnevale dopo l’infausto incendio della città nel 1799, siano state introdotte nel programma le corse a vuoto che sino a quel momento ci risulta fossero disputate solo durante la festa di San Bartolomeo. Nel 1866 abbiamo il primo documento conosciuto che attesta lo svolgimento delle corse dei Barberi durante il carnevale, difatti il Centro Ricerche e Studi, nella persona dell’allora Presidente prof. Francesco Maria D’Orazi, trovò nel 1987 alcuni documenti datati 1866, nell’Archivio Storico Comunale, che elencavano i nomi dei cavalli che dovevano partecipare alle batterie (“carriere”) delle corse a vuoto organizzate per il carnevale di quell’anno.

Ricordiamo, inoltre, che nel 1835 nasce la Banda cittadina che diviene subito un sostegno fondamentale per lo svolgimento del carnevale, mentre è tradizione orale che il drappello degli Ussari sia nato nel 1866, la leggenda racconta che un capitano degli Ussari francese, di stanza a Ronciglione con la sua compagnia, venuti, con l’esercito francese, in difesa dello Stato Pontificio, si innamorò di una bella signora ronciglionese e per fare bella figura davanti ai suoi occhi sfilò più volte, durante il carnevale, alla testa del suo drappello di soldati a cavallo, dando così origine alla cavalcata degli Ussari; questa è la leggenda, quel che è certo è che in un documento del 1866 dell’Archivio Storico Comunale risulta che un drappello di Ussari, stanziati in una caserma di Ronciglione, partecipò al carnevale sfilando per le vie del paese.

Oltre alle corse dei Barberi, alle mascherate e ai veglioni in maschera, la presenza dei carri allegorici, nelle sfilate del corso di gala del carnevale, è documentata già nel 1881, come testimonia il manifesto di quell’anno conservato presso la Pro Loco cittadina, mentre da una locandina del carnevale del 1886 leggiamo come i due carri allegorici più importanti siano stati realizzati dall’ottimo pittore ronciglionese Nazzareno Diotallevi (1850-1919), uno intitolato “Il Capitano Cecchi alla corte di Iohannes Re di Abissinia” (eseguito a cura del Comitato del carnevale) e l’altro raffigurante “Giove nell’Olimpo circondato dagli dei”.

Ricordiamo anche la “Compagnia dei Ragni e Nottoloni” e la “Compagnia del Ghetto”, associazioni di bontemponi sorte a Ronciglione verso la fine dell’Ottocento e che avevano il compito di fare baldoria e probabilmente anche quello di accompagnare il funerale di Re Carnevale.

Il modello a cui si ispira il carnevale di Ronciglione è sicuramente il carnevale romano rinascimentale e barocco. Il suono del “campanone”, posto sopra il tetto del municipio, che annuncia la festa, la danza popolare del saltarello accompagnata dalla banda comunale, i carri allegorici, le mascherate, la corsa dei Barberi, il rituale della morte di Re Carnevale con la pittoresca fiaccolata accompagnata dalla Compagnia della Penitenza e dalle vedove vestite di nero di Re Carnevale assistite da diversi “cerusici” e con la morte vestita di nero, su alti trampoli, con la lunga falce in mano, la sfilata e la carica dei “Nasi Rossi”, sono elementi che ritroviamo, a volte con delle variazioni, nel carnevale romano rinascimentale e barocco e che Johann Wolfgang Goethe descriverà nel suo libro Viaggio in Italia, viaggio compiuto tra il 1786 e il 1788.

Nell’anno 1900 nasce, con atto costitutivo ancora oggi conservato, l’associazione dei “Nasi Rossi”, maschera tipica locale che offre -da allora tutti gli anni il lunedì di carnevale- ai numerosi cittadini e turisti presenti, nella bella scenografia di piazza della Nave, rigatoni al ragù contenuti dentro pittoreschi “pitali” di terracotta.

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Nel 1977 sono state costituite le Scuderie, oggi chiamate Rioni, in numero di nove, per 18 cavalli partecipanti alle corse a vuoto ed è stata data una nuova regolamentazione alle corse. Negli anni ’70 e ’80 sono nati nuovi gruppi che sfilano tradizionalmente durante il lunedì “gastronomico”, come i “Saracari”, armati di lunghe canne alla cui estremità pende una “saraca” ovvero un’aringa essiccata e maleodorante, ma poi anche i “Polentari”, i “Faciolari”, i “Tripparoli” e i “Fregnacciari” che hanno reso il nostro carnevale sempre più ricco e divertente al grido popolare e tradizionale di “Chi urla, urla!”, e poi ricordiamo la Confraternita di Sant’Orso che distribuisce, il giovedì grasso, vino e tozzetti alla gente.

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Nei primi anni ’70 è nato il Carnevale dei Bambini con mascherate realizzate dalla locale Scuola Elementare e poi anche dalle due Scuole Materne di Ronciglione e che sfilano tutte insieme, accompagnate da valenti e spiritose maestre, il giovedì di Carnevale.

Nel 1986 è nata la Compagnia della Penitenza che ha il compito di preparare e accompagnare il funerale di Re Carnevale che risulta già inserito nel programma del carnevale del 1881 che dice testualmente Ore 8,30 nella piazza Vittorio Emanuele illuminata a bengala cremazione del carnevale ed ascenzione (sic) delle ceneri del medesimo alle nuvole per mezzo di un grandioso globo areostatico (sic), ancora oggi Re Carnevale, rappresentato da un grosso pupazzo di cartapesta, viene portato in cielo, in modo spettacolare, da un globo aereostatico multicolore il martedì sera in piazza della Nave; la Compagnia della Buona Morte, nata nel 2016, accompagna anch’essa il funerale di Re Carnevale con il compito di trasportare materialmente il globo aereostatico.

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Non dimentichiamo, infine, le commedie che, soprattutto a partire dagli anni ’90, vengono rappresentate durante il periodo di carnevale -tra cui ricordiamo l’ormai tradizionale e divertente “Naso Rosso” scritta e diretta dal prof. Luciano Mariti- e che hanno trovato una sede adeguata nel nuovo Teatro comunale inaugurato nel 2007 e dedicato al celebre comico, di genitori ronciglionesi, Ettore Petrolini.

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