| #TRADIZIONIDELLATUSCIA | I Misteri di Santa Cristina – BOLSENA

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La solennità di Santa Cristina a Bolsena, il 24 luglio, è ancora oggi la più grande, la più singolare, la più sentita e vive in un profondo sentimento di devozione e di appartenenza della Santa alla sua comunità, in un processo di quasi identificazione.

La festa è caratterizzata, il giorno della vigilia, dalla celebrazione dell’Eucaristia sulla tomba della martire nella Grotta, per l’occasione riccamente addobbata di fiori, e dall’ antichissima rappresentazione dei “Misteri” sulle piazze della città, con la quale i concittadini di Cristina rivivono e fanno rivivere la leggendaria passione della martire bambina.

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Se pellegrini e devoti, ogni giorno dell’anno, accorrevano al santuario della martire, l’afflusso si intensificava notevolmente nel giorno commemorativo della sua nascita al cielo che, per la coincidenza calendariale nel cuore dell’estate, favoriva spostamenti anche da luoghi lontani da Bolsena. Nei pressi del santuario sorgevano ospizi e locande, ma erano molte le attività estemporanee che nascevano, nell’assolato luglio, per colmare le necessità dello straordinario.

I documenti letterari alto medioevali tacciono sull’esistenza di un momento festivo e collettivo in cui la comunità si riconosceva tale intorno alla santa patrona. Come però lascia intendere Pio Paschini, questo momento deve essere sempre esistito, sia nell’antica che nella nuova era.

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Del 1151 è un documento che, indirettamente, ci conferma l’esistenza di una festa e di una fiera di Santa Cristina. Nel 1272, Gregorio X concedeva ampie indulgenze a quanti fossero giunti al santuario il 24 luglio e così, nel 1304, fece Benedetto XI che le ampliò anche per l’altra solennità della Santa il 10 di maggio. Tale giorno è distinto sia come ricordo della glorificazione delle reliquie della martire, sia come data commemorativa della dedicazione del santuario.

A partire dal XV secolo, entrambe le feste erano caratterizzate dal trasporto in processione di grandi ceri che costituivano l’orgoglio dei due rioni della città, da corse di cavalli, corse di barche, gare di lotta; mentre peculiare di quella di luglio era la grande fiera che dal XVI secolo venne considerata la più importante del territorio. 

Cristina fu considerata anche la santa del lago e il lago “partecipava” materialmente alla buona riuscita della festa. Infatti,fin dal XV secolo, i pescatori di Bolsena, Marta, San Lorenzo, Montefiascone, Gradoli e Grotte di Castro erano tenuti a pagare una tassa sul pescato a beneficio delle feste della martire a Bolsena.

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Per secoli tutto rimase inalterato. Nel XVII secolo la festa di maggio prese il nome di Santa Cristina dei Fiori, forse perché essa ricorreva nel cuore della primavera o, forse, perche gli antichi ceri si erano mutati in grandi macchine processionali artificiosamente realizzati con fiori. Sul finire del secolo successivo, lentamente ma inesorabilmente, le tradizioni iniziarono a mutare e a morire. Agli gli inizi del XIX secolo non esiste più la festa di maggio, la fiera è ridimensionata e, dal 1811 un nuovo momento celebrativo prese il posto dell’antica festa primaverile: la processione con le reliquie del Miracolo Eucaristico che della precedente seppe rielaborare le peculiarità’ in quel tripudio di erbe e fiori che a Bolsena è la processione del Corpus Domini. Del 1814 , invece, è la prima descrizione della rappresentazione dei Misteri nella festa di luglio che da quel momento ne divenne l’elemento caratterizzante.

La notte del 23 luglio, la statua di Santa Cristina viene processionalmente traslata dalla sua basilica alla parrocchiale del SS. Salvatore, nella parte alta e medioevale della città di Bolsena, accompagnata da una festosa ed effervescente fiumana di popolo; sulle cinque piazze che attraversa, su palchi in legno, centinaia di bolsenesi ridanno vita, in forma muta ed immobile, agli episodi salienti del martirio di Cristina. Così avviene il mattino seguente, quando l’immagine della Santa fa ritorno alla sua Basilica. Questa manifestazione, “vera reliquia del dramma sacro“, non ha conosciuto interruzioni nel corso dei secoli, né vive avulsa da un profondo sentimento di devozione. Dalla seconda metà del XIX secolo, la rappresentazione dei Misteri ha interessato e coinvolto i maggiori studiosi di antropologia, storia del teatro e della religiosità popolare.

I soggetti rappresentati non hanno sempre avuto una costante nel tempo e alcuni furono aggiunti nell’ultimo ventennio del XIX secolo, come la scena dei diavoli che trascinano all’Inferno il padre di Cristina, al termine del percorso stazionale della notte e la sepoltura della santa, al termine del percorso del mattino. Di norma, i soggetti maggiormente rappresentati sono: il martirio delle verghe; il martirio delle serpi; il martirio delle frecce; il martirio della caldaia; il martirio della fornace; il martirio del taglio della lingua; il martirio della ruota;il martirio del tentato annegamento; il carcere; la sepoltura; l’inferno…

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Degna di nota è la rappresentazione del martirio delle serpi. Un tempo questa scena si allestiva sul palco di piazza San Rocco poi, dal secondo dopoguerra, per ragioni di spazio , trasportata nella più ampia piazza san Giovanni. Questa rappresentazione rimane quella maggiormente radicata nella tradizione e la più spettacolare per il fatto che vengono utilizzate delle serpi vive, fino ad un tempo relativamente recente, catturate nelle campagne di Bolsena nei giorni precedenti la festa. I veri protagonisti della scena sono i serpenti e il Serparo che, all’apertura del sipario, inizia la sua azione avvicinandoli al volto della fanciulla che impersona la santa, per proseguire poi, in una parodia mimata dell’effetto del veleno che lo porterà alla morte, dalla quale lo salverà solo la preghiera della martire.

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