| #PERCORSIDELLATUSCIA | Etruschi, forre ed il piccolo borgo dominato dal castello – BLERA

0

Il percorso ad anello inizierà dal piccolo borgo di Civitella Cesi, uno dei più piccoli del Lazio, arroccato su uno sperone di roccia e dominato dal Castello. Un agglomerato di case poco conosciuto, che conserva tra le sue mura i ritmi lenti di secoli di storia, cultura e tradizione. Un luogo che chiamare “minore” sarebbe riduttivo perché di minore ha solo le dimensioni, il suo fascino invece è immenso. Tra i suoi vicoli si scoprono fragranze e antichi sapori che non aspettano altro che farsi conoscere per sorprendere e stupire.

Il borgo prende il nome dalla famiglia di Federico Cesi, il fondatore dell’Accademia dei Lincei. E’ un antico borgo fondato nel periodo etrusco, piccolo ma estremamente interessante sia per l’attuale struttura che per gli antichi insediamenti. Al centro del paese si trova l’antico Castello che risale all’XI secolo e che domina la piazza principale sulla quale si affaccia anche la chiesetta di stile barocco di San Leonardo. Oggi Civitella sembra dimenticata dal tempo, fuori dalle usuali strade di collegamento.

Nella piazza antistante il Castello  e nei piccoli vicoli del borgo inizieremo il nostro cammino: L’aspetto paesaggistico con boschi, boscaglie, cespuglieti e pascoli, è quello tipico maremmano a lungo plasmato da un’economia agro-silvo-pastorale. Arbusti e lembi di bosco si alternano a pascoli destinati all’allevamento brado di bovini ed equini che è facile incontrare lungo il cammino, così come residenze di campagna di chi proprio qui ha cercato il proprio angolo di pace.

Si camminerà in una strada sterrata che condurrà sul sito archeologico di San Giovenale, al quale accederemo attraversando una fresca tagliata e un piccolo guado dalle limpide acque. Portata a conoscenza del mondo scientifico solo tramite le indagini degli eruditi ottocenteschi, il territorio ben conosceva questa necropoli rupestre, che era divenuta nel tempo ricovero di uomini e dei loro animali che qui transitavano.

Dopo la seconda guerra mondiale, gli storici scavi di re Gustavo di Svezia portano alla luce il resto dell’insediamento, collocato in una degli angoli più belli ed incontaminati della provincia di Viterbo. Una delle rare testimonianze di acropoli etrusche, con incredibili reperti sulla sconosciuta vita quotidiana del popolo etrusco, del quale, sino ad allora, si conosceva solo l’aspetto funerario.

Su un’altura estesa per alcuni ettari, sono stati presenti insediamenti umani sin dall’età del Bronzo. Il sito si trovava a controllo di un tracciato viario che collegava la costa tirrenica, i Monti della Tolfa, il vicino abitato di Luni sul Mignone, i centri etruschi del territorio di Barbarano, Blera e Vetralla con la piana viterbese. Il percorso, che in età moderna prenderà il nome di “Via Dogana”, era in antico un importante asse viario lungo il quale si spostavano uomini, merci, e greggi, uno dei principali percorsi che collegava la Maremma laziale all’interno della Tuscia, e da qui a Viterbo e alla valle del Tevere, a controllo del quale crebbero siti di controllo fortificati. Uno dei tracciati che consentiva di spostare le greggi dai pascoli estivi a quelli invernali e viceversa, in una millenaria attività pastorale definita transumante.

Qui, tra importanti resti dell’acropoli, un’interessante necropoli ed i resti di un castello medioevale, si apre la forra scavata dal Vesca e si attraversa un territorio ancora ricco di biodiversità, dove ancora è possibile rendersi conto della simbiosi in cui le culture villanoviana ed etrusca si trovavano con l’elemento naturale.

Itinerario a cura di Antico Presente – http://www.anticopresente.it

Share.

Comments are closed.