| #BORGHIDELLATUSCIA | Ronciglione

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Il Comune di Ronciglione in Provincia di Viterbo dista dal capoluogo circa 18 chilometri. La posizione geografica rende il clima gradevole e mite. Le risorse naturali sono abbondanti nel territorio di Ronciglione. Il lago di Vico, poco distante dal paese è circondato da una vegetazione ricca, i monti Cimini sono coperti di boschi di faggi, cerri, castagni e querce. Il sottobosco è favorevole alla crescita di funghi di qualità, ricercatatissimi tra i gastronomi.

| #BORGHIDELLATUSCIA | RonciglioneLago di Vico

Le acque del lago di Vico sono pescose, specie come il persico, il luccio, il coregone, la tinca e la lasca sono le più apprezzate. L’economia di Ronciglione trova nell’agricoltura, nell’artigianato e nel turismo le fonti maggiori di reddito. L’agricoltura ha nella coltivazione della nocciola la maggiore attività. Altri prodotti tipici sono il vino e la castagna. Orticoltura e zootecnia sono le attività agricole delle zone più basse del territorio di Ronciglione. 

L’attività produttiva è sviluppata sin dal passato e gli antichi opifici traevano l’energia necessaria alle loro lavorazioni dal Rio Vicano. Gli antichi opifici rivivono oggi nelle multiformi attività artigianali svolte nelle botteghe di fabbri, mastri cartari, restauratori, falegnami, calzolai, e stagnini.

Il territorio offre ai turisti domenicali ampi spazi per soste di arricchimento culturale, oltre che di vero e proprio piacere per l’offerta gastronomica.  Il lago di Vico e la Selva Cimina sono in grado di offrire elevati standard di relax per soggiorni più prolungati e basati sulla natura e sulla storia, oltre che alla conoscenza di nobili e secolari tradizioni. Durante il periodo invernale si svolge la più importante manifestazione folkloristica del paese, il Carnevale Storico di Ronciglione.

IL CARNEVALE DI RONCIGLIONE

Considerato uno dei più importanti e festosi del Lazio, Nasce dal carnevale romano rinascimentale e barocco, esistono documenti ufficiali che ne attestano l’esistenza da oltre 110 anni. La manifestazione è ricca di spettacoli che gettano le proprie radici nella storia del paese, dalle cavalcate degli Ussari alla corsa dei Berberi, dai “Nasi Rossi” al “Corso di Gala”.

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Il carnevale di Ronciglione nasce come rito propiziatorio dell’agricoltura, il periodo infatti cade in quei mesi in cui la natura apparentemente morta, si appresta alla rinascita. Il tutto si apre il Giovedì Grasso quando il Sindaco consegna le chiavi del paese al “Re Carnevale” che, al suono del campanone municipale, da il via a 5 giorni di “anarchia” e festeggiamenti.

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LE CORSE A VUOTO

Simbolo di Ronciglione, sono corse molto particolari, dette “dei Berberi”. I cavalli non sono montati da un fantino. In passato questo tipo di corsa si svolgeva anche a Roma lungo via del Corso e a Siena lungo via di Città, ora la corsa dei Berberi rimane una prerogativa della cittadina viterbese. Le origini risalgono ai tempi di Papa Paolo III Farnese (1465). La città è divisa in 9 scuderie (contrade) con colori e drappi diversi, che si contendono il “Palio della Manna”.

| #BORGHIDELLATUSCIA | RonciglioneLe Corse a vuoto

LA CAVALCATA DEGLI USSARI

Un gruppo di cavalieri, vestiti con splendidi vestiti del diciannovesimo secolo, si lanciano in una spettacolare cavalcata per le vie del paese. La cavalcata rievoca il dominio francese. La leggenda narra che un capitano degli ussari Francesi di stanza a Ronciglione (in difesa dello Stato Pontificio) innamoratosi di una bella dama, per pavoneggiarsi davanti ai suoi occhi sfilò più volte alla testa dei suoi dragoni, dando così origine alla Cavalcata degli Ussari. Questo tipo di corsa era effettuata nel XIX secolo nel centro di Roma, in via del Corso, da Piazza Venezia, sino a Piazza del Popolo. Ma la prima notizia, in Italia di corse senza fantino, viene da Siena, dove dal 1373 cavalli “scossi” venivano fatti correre per le vie cittadine. Attualmente corse a vuoto vengono effettuate solo a Ronciglione, dove la tradizione si tramanda dal XV secolo ai tempi di Papa Paolo III Farnese.

A Ronciglione, unico luogo al mondo dove attualmente sono organizzate corse di questo tipo, vengono corsi annualmente due palii di corse a vuoto, il Palio Della Manna corso nel periodo di carnevale in onore di un’antica nobile famiglia locale, storicamente generosa con la popolazione e il Palio di San Bartolomeo, in onore del Santo patrono del paese, in agosto.

Similmente al Palio di Siena, ambedue i palii assurgono ad una disputa stracittadina, i nove rioni della città presentano ciascuno due cavalli, che si contendono il palio in due giorni di corse. Il primo giorno i diciotto cavalli corrono in tre ‘”carriere” (batterie) separate da sei cavalli ciascuna, i primi due di ogni batteria e due sorteggiati tra i terzi classificati si sfideranno il secondo giorno nella batteria finale da otto cavalli.

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I cavalli corrono lungo le vie rinascimentali del paese, affrontando un vero e proprio percorso misto, fatto di asfalto e pavé, una stretta porta, il cantone del gricio particolarmente ostica e la faticosa salita di Montecavallo. Per questo i cavalli vengono allenati meticolosamente per tutto l’anno dalle nove scuderie rivali. La gastronomia locale, agganciata alle tradizioni della zona è in grado di incuriosire prima e di soddisfare poi le esigenze dei gourmet.

LA STORIA DI RONCIGLIONE

La primitiva Ronciglione è collocata, come gli antichi siti della Tuscia, sopra un grosso ciglione tufaceo, posto alla confluenza di due corsi d’acqua, il Rio Vicano, emissario del Lago di Vico, e il Fosso Chianello che, dopo le colmate farnesiane del XVI secolo, ora scorre sotterraneo. 

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Vi si aveva accesso da Porta Castello, presso Piazza dell’Olmo e da Ponte delle Tavole e Porta Pèntoma sotto la Torre-Campanile della Provvidenza. 

Il Documento più antico dove si trova citato il nome di Ronciglione, risale al 1103. Cipriano Manente, storico orvietano del sec. XVI, pone come data approssimativa di fondazione. Nel 1526 Ronciglione venne in possesso dei Farnese e sotto la loro avveduta signoria visse il periodo di maggior sviluppo e splendore (1526-1649). Fu un centro economicamente avanzato per il vasto apparato manifatturiero: ferriere, ramiere, cartiere, ceramiche, armerie, stamperie etc. ed ebbe una vivacità culturale legata a varie Accademie (Desiderosi,Cimina, Arcadico Cimina, Erculea Cimina etc.) e tipografie dove furono stampati fra l’altro la prima edizione italiana della Secchia Rapita del Tassoni (1642), L’Aminta del Tasso e il Pastor Fido del Guarini.

Nel 1728 Papa Benedetto XIII eresse Ronciglione Città. Il secolo XVIII si chiuse drammaticamente con i moti antifrancesi, durante la prima Repubblica Romana del 1798-1799. Il popolo insorto, con atto folle, ma generoso, osò opporsi all’esercito straniero che in quegli anni doveva conquistare quasi tutta l’Europa (Bonaventura Tecchi). L’incendio, appiccato alle truppe francesi del Generale Valterre, divampò dal 28 al 30 luglio 1799 e distrusse 174 edifici e tutto l’Archivio Storico.

Ronciglione si compone di un caratteristico borgo medioevale e di una parte sviluppatasi tra il ‘500 ed il ‘700 con ampie vie fiancheggiate da nobili palazzetti. Il Castello della Rovere detto “I Torrioni” è una costruzione risalente all’alto medioevo, legata alla funzione di difesa del borgo. Il castello appartenne ai Prefetti di Vico, agli Anguillara, ai della Rovere ed infine ai Farnese. Figurativamente interessante la Fontana degli Unicorni (1581), attribuita da alcuni al Vignola, secondo altri capolavoro di Antonio Gentili da Faenza. Importante l’antichissima chiesa di S. Maria della Provvidenza, risalente al sec. XI-XII; all’interno della stessa, ad una navata, troviamo un Cristo benedicente con cherubini ed angeli del 1400.

Il Duomo di Ronciglione di stile barocco, eretto su disegno di Pietro da Cortona, conserva nell’interno il trittico del SS. Salvatore, opera di Gabriele di Francesco da Viterbo (seconda metà del sec. XV) ed altre interessanti opere. Sono presenti nel Borgo i resti della chiesa di S. Andrea costituiti da colonne, capitelli e dal campanile eretto dal comasco Galasso nel 1463. 

La chiesa campestre di S Eusebio, situata a 3 km. oltre l’ammasso tufaceo dei Borghi, è uno dei più importanti monumenti paleocristiani della zona, edificato da monaci Basiliani fuggiti dalla Palestina nel sec. VII e VIII e che contiene al suo interno graffiti lasciati dai pellegrini quale segno tangibile della loro devozione,intorno sorgono ancora i resti dell’antico cenobio e del campanile. La soglia è costituita da un sarcofago romano, mentre il portale è quattrocentesco.

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