| #BORGHIDELLATUSCIA | Grotte di Castro

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Grotte di Castro, a m 467 s.l.m., sorge su una rupe tufacea dei Monti Volsini, sul lato nord occidentale del lago di Bolsena, 48 km dal capoluogo Viterbo. Fu fondato nell’Alto Medioevo dagli abitanti scampati alla distruzione della vicina Civita, alla ricerca di un luogo sicuro e difendibile.

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Sono presenti sul suo territorio necropoli Etrusche del VII secolo a.C. . Paese ad economia agricola, ha affiancato alle coltivazioni tradizionali di vite, ulivo e frumento, la patata, che ha reso famoso il territorio. Le origini di Grotte di Castro risalgono al periodo etrusco, ne sono testimonianza le numerose necropoli disseminate nel suo territorio e la moltitudine di reperti che ancora oggi riappaiono alla luce.

Sul colle, denominato Civita, a poche centinaia di metri dall’attuale centro abitato sorgeva, infatti, una fiorente cittadina etrusca cui la tradizione ha imposto il nome di Tiro, nonostante a riguardo vi siano diverse teorie. Si suppone che la città sia stata distrutta durante l’invasione romana del 280 a.C., mentre del periodo successivo sappiamo ben poco. Presumibilmente la vita continuò seguendo i costumi e le leggi imposti da Roma.

Durante il primo medioevo, le popolazioni del lago di Bolsena subirono l’invasione dei Barbari che dal nord calavano su Roma. In tale frangente Tiro fu di nuovo distrutta nel VII sec. per opera dei Longobardi. A testimonianza di ciò rimane il nome di una località chiamata “valle muje”, ossia “valle degli urli”, dove sembra sia avvenuto un sanguinoso eccidio.

I pochi sopravvissuti si riunirono in piccoli centri dando origine ai paesi di S. Lorenzo Vecchio ed alle Grotte, che purtroppo subirono ancora lutti ad opera dei Saraceni nei secoli IX e X. Nel 1077 la Contessa Matilde di Canossa donò alla Chiesa Romana, da parte della Tuscia, una porzione di territorio che includeva anche Grotte. Fu questo il primo atto ufficiale in cui apparve il nuovo nome del paese.

Gli anni che seguirono furono caratterizzati da sanguinose lotte territoriali che impedirono a questo centro di migliorare le proprie condizioni di vita. Questo periodo buio terminò nel marzo 1537, data in cui Pierluigi Farnese, figlio di papa Paolo III, permutò la città di Frascati, precedentemente acquistata, con Castro, il cui territorio comprendeva anche il Castello delle Grotte, che con tale atto entrò a far parte dei possedimenti della Famiglia Farnese.

Sotto questa casata le popolazioni del Ducato conobbero un periodo di pace e prosperità che mancava da troppi anni. Nel 1646 Grotte tornò sotto il dominio della Chiesa e i due secoli che seguirono furono caratterizzati da un regime di vita monotono, i cui fatti salienti sono legati soprattutto agli eventi religiosi. Neanche il periodo napoleonico e quello risorgimentale riuscirono a scuotere la fedeltà del paese alla Chiesa.

Nel 1886 fu edificata la Fontana Grande, grazie alla quale l’acqua raggiunse il centro abitato. Degna di nota la cittadinanza onoraria concessa l’8 settembre 1926 al generale Umberto Nobile ingegnere aeronautico, che nel maggio dello stesso anno sorvolò con il proprio dirigibile “Norge” il polo Nord, lanciando la bandiera italiana, americana, norvegese, nonché il gagliardetto del circolo “Cesare Battisti” di Grotte di Castro, in virtù della promessa fatta alla popolazione che egli stesso definì: “Gente semplice e fiera” degna rappresentante di tutti i comuni rurali d’Italia.

LA NECROPOLI DELLE PIANEZZE

Sull’altura vulcanica posta a levante dell’odierno centro abitato che conserva nel nome il ricordo dell’antico centro, la “Civita”, di cui oggi restano soltanto cunicoli, cisterne ed alcuni tratti della cinta difensiva, si trova la Necropoli delle Pianezze, la più estesa tra quelle che cingevano l’abitato.

| #BORGHIDELLATUSCIA | Grotte di CastroTomba rossa – Necropoli delle Pianezze

La necropoli comprende dalle più antiche tombe “a cassone” del VII secolo a.C., foderate e coperte da lastre di tufo e destinate a contenere un solo defunto, alle tombe a camera, monumentali e destinate ad uno o più nuclei familiari.

LA PATATA DELL’ALTO VITERBESE

La patata dell’Alto Viterbese viene prodotta nelle campagne a nord del Lago di Bolsena, nel territorio comunale di Grotte di Castro e dei comuni circostanti. La coltivazione,  vanta un’antica tradizione anche se la sua maggiore diffusione si è registrata negli ultimi anni. In particolar modo il terreno di origine vulcanica, permeabile e ricco di elementi nutritivi naturali quali il potassio, possiede molte delle condizioni ideali per lo sviluppo degli elevati standard qualitativi di questa particolare patata la cui produzione ha avuto un notevole incremento per mezzo delle attività di assistenza tecnica, di controllo della qualità, di dotazione di impianti di conservazione e confezionamento realizzate direttamente dai coltivatori attraverso organismi associativi.

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Le caratteristiche di qualità sono tali che la patata dell’Alto Viterbese non solo è stata inclusa nell’Elenco Nazionale dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali Italiani di cui al Decreto Ministeriale 350/1999, ma ha ottenuto il marchio collettivo “Tuscia Viterbese” nonché la copertura dal marchio Sistema di Qualità UNAPA (Produzione integrata certificata SINCERT), dal marchio di qualità Comunità Alta Tuscia Laziale e infine, per le particolarità uniche sopra indicate, l’IGP (Indicazione Geografica Protetta).

È reperibile in tutti i periodi dell’anno e la sua produzione viene curata con attenzione dalla semina al raccolto secondo metodi che riducono al minimo i danni dovuti ai mezzi meccanici, al trasporto controllato e supervisionato dagli stessi produttori. Esportata e apprezzata in tutto il mondo, è festeggiata nel periodo di Ferragosto con una sagra a lei dedicata.

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