| #BORGHIDELLATUSCIA | Civita Castellana

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Civita Castellana è il centro più popoloso ed attivo del basso Viterbese, sorge su un piano tufaceo dai pendii scoscesi,che coincide con il sito originario della città di Falerii Veteres. Si trova in una posizione centrale rispetto al territorio denominato anticamente Ager Faliscus, che è costituito in prevalenza da un tavolato di rocce ignimbritiche,nel quale il fiume Treia, tributario del Tevere e gli altri affluenti minori hanno inciso con un lavorio incessante dirupi e vallate.

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L’orizzonte si esalta da un lato nella sublime solitudine del Monte Soratte, evocato dal poeta latino Orazio nell’ode a Taliarcoo si compatta nelle quinte bluastre dei Monti Sabini, mentre nel lato opposto si addolcisce nei morbidi profili dei Monti Sabatini e Cimini. Verso la campagna Romana lo sguardo si perde lontano dietro una remota fuga di colline.

Il secolo scorso è stato caratterizzato da un incremento demografico senza precedenti e da uno sviluppo produttivo che ha fatto diventare Civita Castellana il polo di un attivo comprensorio industriale dovuto quasi esclusivamente alla lavorazione delle ceramiche. Alle soglie del terzo millennio Civita Castellana si presenta come una cittadina moderna, dotata di servizi e strutture, con un economia capace di accogliere le innovazioni tecnologiche e pronta ad affrontare le nuove sfide che il mercato della globalizzazione impone.

Monumenti ed Itinerari a Civita Castellana: I resti archeologici ed i notevoli monumenti siti in Civita Castellana fanno di questa cittadina una delle più interessanti del Lazio. Tra i resti di Falerii Veteres, il più importante costituito dai ruderi del Tempio argivo di Giunone Curite. Tali ruderi risalgono al IV o III secolo a.C.

| #BORGHIDELLATUSCIA | Civita CastellanaTempio argivo di Giunone Curite

Attualmente oggetti votivi e sculture trovati in zona sono conservati al Museo di Villa Giulia di Roma e in piccola parte, nel Museo di Forte Borgiano del Sangallo. Vi sono poi, sparsi in tutto il territorio, molti sepolcreti etrusco-romani che hanno fornito numeroso materiale ceramico di tipo falisco. Tra i sepolcreti meritano di essere menzionati quelli delle località enna, Valsiarosa, Monterano, Celle, Colonnette e Fosso Maggiore. Notevoli sono le rimanenti strutture del periodo romano, come il ponte Ritorto sul Fiume Treja. Altre vestigia dell’epoca romana sono costituite dai frammenti marmorei provenienti da località varie e raccolti attualmente presso il portico del Duomo e presso il cortile dell’Episcopio.

Civita castellana sorge ai piedi dei Monti Cimini, in una terra così fertile da favorire insediamenti umani sin dall’epoca preistorica. Esistono reperti che risalgono addirittura all’età del Bronzo. Numerosi sono i popoli che hanno abitato questa zona lasciando segni tangibili della loro presenza, come testimoniano i reperti archeologici disponibili. Già nucleo urbano di prestigio sotto il dominio degli Etruschi, assume maggiore importanza grazie all’opera di ristrutturazione architettonica messa in atto dai Falisci.

Questi ultimi, sebbene facessero parte della confederazione etrusca, costituivano un ceppo distinto e sembra avessero forme linguistiche, riti e costumi diversi. Si trattava di uomini forti e coraggiosi, discendenti diretti del prode Agamennone, furono costretti ad abbandonare la città che avevano così alacremente contribuito a costruire a seguito dell’invasione romana. Dopo aver opposto una strenua resistenza agli attacchi di Furio Camillo, capitolarono definitivamente nel 241 a.C. e dovettero ripiegare più a nord, dove, in alleanza con gli Etruschi, fondarono il nuovo centro di Falerii Novi.

Questo centro ebbe però vita breve, in quanto mancava completamente di protezioni murarie e di una fortezza vera e propria e fu quindi sottoposto a continue invasioni barbariche. Sconfitti e fiaccati nel morale, i Falisci tornarono quindi a Falerii Veteres (nome con cui gli invasori avevano battezzato la loro antica dimora) trovandola completamente cambiata. I Romani avevano stravolto l’aspetto della città ed avevano trasformato le poche strutture architettoniche rimaste in luoghi di culto, ignorando completamente la loro funzione originaria. Ne sono testimonianza tuttora evidente i Templi di Giunone Curite e di Minerva. Questa città compare per la prima volta in documenti scritti nel 727 d.C., con la denominazione di “Massa Castellanae Patrimonii Tusciae” e nel 998 ebbe il titolo di città da Gregorio V. Successivamente, per via del dominio esercitato sui castelli circostanti, assunse il nome di Civita Castellana che tuttora conserva.

Al principio del XII secolo la città fu presa da Pasquale II e nel 1155 vi sostò Adriano IV, durante il suo viaggio alla volta di Sutri dove doveva svolgersi l’incontro con l’imperatore Federico I. Fu lo stesso Pontefice a assegnarla successivamente alla famiglia De Vico. Nel 1195 Celestino III riportò in vita alle dirette dipendenze della Santa Sede. Dopo una breve parentesi di dominio imperiale con Federico II (1240), nella seconda metà del XIV secolo la città tornò in mano ai Papi e fu assegnata in feudo da Gregorio XI ai Savelli.

Dopo un periodo di lotte tra questi ultimi ed i precedenti Signori De Vico, la Santa Sede vi riaffermò propria giurisdizione diretta nel 1426. Da questo momento la città seguì le sorti dello Stato Romano, e molti Papi la visitarono o vi furono comunque di passaggio. Nel 1494 Papa Alessandro VI Borgia incaricntonio da Sangallo il Vecchio di ristrutturare un fortezza, con lo scopo di difendersi da eventuali attacchi nemici, ma l’artista non riuscì a portare a termine l’opera. Durante il papato di Giulio II il lavoro fu affidato ad Antonio da Sangallo il Giovane, grazie al quale l’edificio passò la storia come “Forte Sangallo”. La struttura venne successivamente adibita a prigione e divenne famosa per aver “alloggiato” Papi deposti e banditi di ogni rango. La fortezza ha oggi un ruolo del tutto diverso infatti in essa sono custoditi molti reperti archeologici di inestimabile valore. La storia successiva di Civita Castellana riporta un altro rilevante episodio avvenuto il 4 dicembre 1798 quando i soldati della Repubblica Francese, guidati dal generale Mac Donald, vi sconfissero le truppe napoleoniche del generale Mack.

Nell’antichità questa terra fu abitata dai Falisci, un popolo italico, che raggiunse un notevole livello di civiltà. Sebbene lo storico Strabone li definisce una “etnia particolare e diversa che parla una lingua tutta sua”, i Falisci parlavano un idioma affine al latino, ma erano legati da stretti rapporti politici, culturali e religiosi con l’ Etruria. Con le principali città Etrusche mantennero solidali rapporti di amicizia, sviluppando traffici e scambi commerciali. I corredi funebri, rinvenuti nelle necropoli, che sono sparse nel territorio, i reperti archeologici portati alla luce negli scavi e le superstiti testimonianze monumentali documentano una prosperità economica che era basata prevalentemente sull’agricoltura, sull’allevamento del bestiame sfruttando i pascoli delle vallate, sulla coltivazione della vite e del lino.

Fiorenti erano le attività artigianali, nelle quali risaltavano l’abilità tecnica e il pregio della fattura, sopratutto l’arte ceramica. Ne sono riprova i prodotti fittili, il vasellame di varia forma e colore , i rilievi frontonali e acroteriali, che ornavano i complessi templari, le statue, che, pur traendo ispirazione dai modelli greci, si caratterizzavano per gusto cromatico e vigore plastico. La cittadina espilcò poi un ruolo non secondario nella lunga lotta per il primato che vide contrapposto l’Impero al Papato. Infatti il controllo esercitato dai pontefici non ebbe carattere né stabile né continuativo, ma subì alterne vicende secondo il prevalere delle diverse fazioni. In essa nel 1101 trovò asilo e chiuse i suoi giorni l’antipapa Clemente III, cioè Guiberto di Ravenna, dopo che l’energico Pasquale II con un’azione precisa l’ebbe cacciato da Albano, dove si trovava sotto la protezione dei Conti di Campagna.

Lo stesso Pontefice, per recuperare Civita Castellana dovette espugnarla con la forza. Nel Settembre 1105 inviò una lettera al preposto della chiesa di San Donato di Arezzo. Ma il castello offrì pure sicuro riparo ai pontefici, quando questi, paventando per la propria incolumità, furono costretti a sottrarsi alle minacce dei nemici. Nel 1154 Adriano IV, sospettando circa le reali intenzioni dell’Imperatore Federico Barbarossa, che avanzava alla testa delle sue milizie, la scelse come proprio rifugio. Nel 1181 vi si spense Papa Alessandro III, il grande pontefice che aveva animato la lega dei comuni contro l’Impero.

Il Periodo Medievale: Vari sono i monumenti di epoca medioevale tuttora presenti a Civita Castellana. Il più importante fra tutti la Cattedrale di S. Maria, risalente al 1210.

| #BORGHIDELLATUSCIA | Civita CastellanaCattedrale di Santa Maria Maggiore (Duomo)

Di grande bellezza il portico che precede la facciata, splendido esempio di architettura romanica opera dei celebri architetti della famiglia dei Cosmati (Jacopo e il figlio Cosimo). L’interno della chiesa ha la prima navata con cappelle laterali comunicanti tra loro e presbiterio sopraelevato, e presenta un magnifico pavimento a mosaico; al di sotto del presbiterio un’antica cripta (forse costruita sui resti di un sacello pagano) con volte a crociera costolonate, sorrette da 26 colonne. Notevole anche la Chiesa romanica di S. Maria del Carmine (XII secolo), con bel campanile a bifore, abside semicircolare, interno a tre navate e colonne scanalate con capitelli diversi fra loro.

| #BORGHIDELLATUSCIA | Civita CastellanaChiesa romanica di Santa Maria del Carmine

La Chiesa romanica di S. Gregorio Magno presenta un bel portale marmoreo decorato dai Cosmati. La Chiesa romanica di S. Pietro è stata completamente trasformata nel corso del XVIII secolo. La Chiesetta di Santa Chiara vanta un elegante rosone che ne adorna la facciata. Sempre al periodo medioevale appartengono i ruderi dei vari castelli sparsi per il territorio civitonico e tra questi, il Castello di Borghetto o Borgo S. Leonardo, presso la frazione omonima, il Castello di Corsignano e le Torri dei Giganti e di Giunone.

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