| 9 AGOSTO 2020 | TUSCANIA – Con Anna Rita Properzi scopriamo le Basiliche e l’Abbazia di S. Giusto

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La passeggiata del prossimo fine settimana, sarà dedicata ad un vero e proprio viaggio nel medioevo che permetterà di conoscere in maniera approfondita l’arte romanica ed il lavoro dei grandi  maestri comacini, presenti a Tuscania sul finire dell’XI secolo e con l’arrivo dei monaci cistercensi dalla Francia all’inizio del XII secolo l’influenza delle nuove tecniche costruttive con cui viene realizzato il complesso monastico dell’Abbazia di San Giusto.

Nell’XI secolo la città di Tuscania era un’importante diocesi ed un potente centro in espansione, di cui ne sono testimonianza i due grandi cantieri che porteranno alla realizzazione delle basiliche romaniche di San Pietro e Santa Maria Maggiore. Al tempo della loro costruzione le due chiese si trovavano all’interno della cerchia muraria che proteggeva la città.

Sorsero così intorno alla chiesa di San Pietro e all’adiacente palazzo episcopale alcune torri di difesa, due delle quali fanno ancora parte dell’imponente spettacolo scenografico ed altre due mozzate che si trovano sul lato sud ed est del colle. Il quartiere più antico della città, iniziò a spopolarsi quando fu escluso dalla cinta muraria il cui perimetro originario di circa 5 km fu ridotto alla metà, nel XV secolo per motivi economici e difensivi.

Le due chiese furono lasciate, a partire da questo periodo, in quello splendido isolamento che oggi incrementa il loro fascino. Nel 1971 le chiese di San Pietro e Santa Maria Maggiore subirono gravi danni a causa di un forte terremoto ma, grazie ad un paziente e scientifico lavoro di restauro, sono potute tornare agli antichi splendori.

Nel 1146 arriva a Tuscania un piccolo nucleo di monaci cistercensi provenienti da Fontevivo, nei pressi di Parma (abbazia figlia di Clairvaux). Gli abili monaci lavoreranno per un altro grande cantiere l’Abbazia di San Giusto a pochi chilometri dal centro medievale, nella verde e fertile valle del fiume Marta. Oggi l’abbazia è stata completamente recuperata dopo secoli di abbandono, grazie all’opera di un privato che le ha restituito una nuova vita.

INFORMAZIONI E DETTAGLI: 333 4912669 Anna Rita Properzi Guida Turistica e Ambientale Escursionistica Aigae (anche whatsapp)

APPUNTAMENTO: DOMENICA 8 agosto alle ore 16.30 in via Santa Maria nei pressi del Ristorante Cichi’s Bistrot.

-ore 16.45: inizio della visita dalla Basilica di Santa Maria Maggiore

-ore 18: fine visita delle basiliche e spostamento con le auto, all’Abbazia di San Giusto, a 4 km di distanza.

-ore 19.30/20: fine visita e ritorno in città

PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA: posti limitati nel rispetto delle norme anticovid19. Al momento della prenotazione verranno fornite tutte le informazioni riguardo i DPI e il rispetto delle norme comportamentali che dovrete firmare per conoscenza.

COSTO: 12€ che include contributo ingresso all’abbazia

DIFFICOLTA’: facile

DURATA: 3 ore circa

ABBIGLIAMENTO: scarpe molto comode, abiti leggeri, cappellino, acqua. Dotarsi di mascherina e gel sanificante.

 

Un po di storia

La Basilica di San Pietro situata sul colle omonimo mostra tutta la sua solenne bellezza, quando la facciata ed il bianco rosone appaiono al visitatore che si volge sul cortile, dove scenograficamente si staglia tra il Palazzo dell’Episcopio e le possenti torri di difesa, testimonianza dell’importanza strategica dell’area.

La basilica fu completata della facciata, splendido capolavoro di maestri marmorari umbri e maestri cosmati romani nel corso del XIII secolo. Il colle di San Pietro è stato la sede dell’antica città etrusca, tutt’intorno sono evidenti le rovine dell’acropoli etrusco. La basilica ha subito varie trasformazioni architettoniche nel corso dei secoli. Nell’XI secolo furono rifatte le navate laterali, le absidi e la cripta e successivamente la navata centrale fu allungata di due arcate verso l’ingresso.
Anche la facciata ha avuto diversi momenti realizzativi: le parti laterali vennero costruite nel XII secolo e agli inizi del secolo successivo fu realizzato il corpo verticale centrale, sporgente di circa un metro rispetto alle parti laterali.

La Basilica di Santa Maria Maggiore, fu la prima cattedrale di Tuscania, sorge ai piedi del colle dell’antica civita. Nominata per la prima volta nell’852 in una bolla di papa Leone IV al vescovo di Tuscania, Urbano. Si ha notizia di un vescovo a Tuscania già dal 595, quando un tale Virbono compare nell’elenco dei partecipanti ad un concilio; la basilica ebbe il ruolo di centro religioso di Tuscania, mantenendo il fonte battesimale anche quando San Pietro divenne cattedrale. La chiesa attuale è, probabilmente, il risultato di due fasi costruttive. Alla fine dell’XI secolo, sul preesistente edificio paleocristiano, fu costruita una chiesa a navata unica con transetto triabsidato, e torre campanaria isolata, più tardi ampliata con l’aggiunta delle navate laterali e l’ampliamento verso la torre.

L’Abbazia di San Giusto riunisce molti secoli di storia in uno splendido luogo. Il monastero si affaccia sulla valle del fiume Marta, protetto da colline su entrambi i lati. Questa zona, a quattro chilometri da Tuscania, è stata anche in tempi antichi una zona abitata, e ci sono ampie prove di insediamenti etruschi e romani in questa parte della valle. La presenza di sorgenti naturali di acqua potabile ha sicuramente incoraggiato gli insediamenti fin dall’inizio, e la presenza della vicina Via Clodia, il fiume Marta, e il mare hanno reso possibile alle persone di raggiungere la zona.

 La prima notizia sicura di una comunità monastica di San Giusto è della fine del X secolo (un documento risalente all’anno 962): monaci benedettini, seguendo la Regola di San Benedetto da Norcia, fondarono un monastero nella valle del fiume Marta, e, data la mancanza di notizie successive, è possibile che il sito sia stato abbandonato.

 Nel 1146, l’abbazia cistercense di Fontevivo (Parma), abbazia figlia di Clairvaux (Francia), inviò un gruppo di monaci a reinsediare San Giusto come abbazia cistercense che raggiunse il massimo fulgore e successivamente andò in rovina. Nel 1460 fu incorporata nei beni della chiesa per poi subire tante sorti come essere utilizzato come stalle e magazzini agricoli.

Ma non tutte le storie finiscono male! Nel 1990 Mauro Checcoli un ingegnere bolognese e medaglia d’oro olimpica a Tokio nel 1964 acquistò da un pastore i ruderi dell’Abbazia con l’intento di farla rivivere e resuscitare i fasti di una volta. Ora l’opera di restauro è completata e l’Abbazia di S. Giusto è tornata con noi.

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