| 26 e 27 GENNAIO 2020 | TUSCIA – Le iniziative nel viterbese per il “Giorno della memoria”

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Varie iniziative nella Tuscia viterbese per il “Giorno della memoria”, la ricorrenza che il 27 gennaio di ogni anno celebra la liberazione (1945) dei campi di concentramento di Auschwitz-Birkenau da parte dell’Armata Rossa e commemora le vittime dell’Olocausto.

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Viterbo

Nel capoluogo, a partire dalle ore 9,30, in via della Verità, il sindaco Giovanni Arena, insieme agli studenti dell’istituto comprensivo Fantappiè, deporrà una corona d’alloro, nei pressi dell’abitazione di Emanuele Vittorio Anticoli, Bruno Di Porto e Letizia Anticoli, che trovarono la morte nei campi di concentramento ad Auschwitz e Mauthausen nel 1944. Sarà osservato un minuto di raccoglimento in memoria dei tre concittadini ebrei i cui nomi sono incisi nelle “pietre d’inciampo”, messe in opera dall’artista tedesco Gunter Demnig nel gennaio del 2015. Accompagnati dalla dirigente scolastica Valeria Monacelli e dai docenti, gli alunni daranno vita a una esibizione musicale, su brani che richiamano il tema della shoah. Al termine, spostamento a piazza del Comune, con lancio di palloncini. Quindi, alle 10,30, in Sala Regia, l’evento commemorativo, curato sempre dagli alunni della “Fantappiè”. Dopo gli interventi di sindaco e capo dell’istituto, testimonianza di Salvatore Federici, reduce della seconda guerra mondiale, internato militare italiano (IMI) nel campo di prigionia di Bad Sulza (Germania), dal 1943 al 1945. Toccherà al giornalista Daniele Camilli ricordare i campi di prigionia di Vetralla.

Anche l’Università della Tuscia è impegnata nelle commemorazioni. Alle ore 9.30, nell’aula magna “Scarascia Mugnozza” del rettorato di Santa Maria in Gradi, saranno ricordati dodici ebrei che, detenuti nell’allora penitenziario di Gradi, nel dicembre 1943 furono deportati nel campo di Fossoli e poi nei campi nazisti, da dove ritornò una sola sopravvissuta. In loro ricordo è stata realizzata una targa che riporta i loro nomi che verrà scoperta alla presenza di un familiare dei deportati e figlio di un sopravvissuto al rastrellamento, del rappresentante della Comunità Ebraica di Roma, dei sindaci di Viterbo e Vetralla”. Si parlerà poi della Shoah a Viterbo con la partecipazione dei ricercatori dei dipartimenti Disucom e Distu.

L’Altro circolo-Centro culturale di iniziativa Omosessuale e associazione-fondazione “Luciano Massimo Consoli” hanno ordinato Installazioni fotografiche e pannelli racconteranno la storia delle migliaia di omosessuali perseguitati e sterminati durante il regime nazista. Se ancora troppo poco l’Italia è disposta ad assumersi le proprie responsabilità sulla deportazione e lo sterminio degli ebrei, un vero e proprio velo copre tutti coloro che furono perseguitati e uccisi per le loro scelte sessuali. La lettura delle parole dei sopravvissuti squarcerà questo velo, rendendo omaggio a tutti coloro che furono degradati e uccisi per la loro nascita o per le loro scelte.

Programma: Lunedì 27 gennaio 2020 alle ore 11.30 verrà inaugurata, presso la sala Anselmi della Provincia (via Saffi), la mostra “Omocausto –Lo sterminio dimenticato degli omosessuali”: 15 pannelli raccontano la storia “Triangolo rosa”: un breve percorso in quella tragedia dimenticata vuole rendere omaggio alla memoria di quelle persone, alle loro sofferenze, alle loro vite spezzate. “Campi di sterminio di Auschwitz e Birkenau”, scatti fotografici a cura di Claudia Celli Simi.

L’inaugurazione si aprirà con i saluti di Alba Montori (Fondazione Luciano Massimo Consoli); Peppe Sini (Centro di ricerca per la pace e i diritti umani –Viterbo); Luca Di Sciullo (Centro Studi e Ricerche IDOS); Daniele Camilli (Giornalista)

La mostra rimarrà aperta dalle ore 11.30 alle ore 20.00

Con il Patrocinio della Provincia di Viterbo, Patrocinio del Comune di Viterbo.

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Bagnoregio

Domenica 26 gennaio 2020 alle ore 17,30, presso l’Auditorium Taborra di Bagnoregio, il Teatro Null “Officina culturale – I porti della Teverina presenta”, in occasione della giornata della Memoria presenta “Un witz ci salverà” ovvero l’umorismo ebraico, ideazione Gianni Abbate.

Uno spettacolo fatto di narrazione, anche toccante e tante storie divertenti. Un’immersione nella lingua e nella cultura Yiddish, per raccontare la condizione universale dell’ebreo errante, il suo essere senza patria sempre e comunque. La leggerezza delle battute più sottili in contrasto con i racconti dei soprusi e dei lager. Un puzzle Yiddish coinvolgente, colorato, al quale partecipano tutti i personaggi-tipo: ebrei polacchi, americani, russi e tedeschi, commercianti, sarti e naturalmente rabbini, tornando così sui passi di quel ‘popolo eletto’ cacciato e sparso per il globo, eppure unito dalla propria mastodontica cultura.

Lo spettacolo inizia con un breve excursus storico e sul perché gli ebrei sono stati da sempre oggetto di discriminazione, di isolamento, di tirannia e, in ultimo, di genocidi da parte degli altri popoli, a partire dagli assiri e dai babilonesi fino al tragico climax del nazismo e del fascismo. Poi si passa al sorriso, un sorriso antico ed esperto, di chi fin dall’alba dei tempi ha dovuto sfruttare l’ironia per far fronte alle proprie disgrazie e ha saputo riciclare aneddoti e storielle per forgiare una sagace oratoria in risposta al razzismo e alle calunnie. Lo spettacolo ci avverte anche che il fascismo, il nazismo e il razzismo, che hanno portato alle deportazioni e all’olocausto, non sono poi così lontani e spenti del tutto, anzi, una recrudescenza è in atto, ed è come se ci dicesse: fate attenzione, non abbassate la guardia. Discriminazione razziale, fanatismo politico e religioso, violenza e arbitrio, guerra, fame, sottosviluppo, sfruttamenti, mietono ancora vittime in tutto il mondo.

Ricordare, dunque, per capire i pericoli e riconoscere le ingiustizie, per combatterle insieme, in un grande movimento che unisca tutti gli uomini in un vincolo di solidarietà verso mete di pace, di uguaglianza, di libertà e di giustizia.

Prendono parte allo spettacolo: Gianni Abbate, Ennio Cuccuini e Lorenza Colombi, anche canto. Musica dal vivo: Stefano Belardi con chitarra, bouzouki e canto.

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Civita Castellana

L’istituto “Giuseppe Colasanti” di Civita Castellana, in occasione della giornata della memoria, il 27 gennaio 2020, ha organizzato un incontro con il prof. Mauro Canali, docente ordinario di Storia contemporanea dell’Università la Sapienza di Roma, sul tema ”Perché la Shoah è diversa?”.

La lezione partecipata dagli interventi della dott.ssa Elena Biggioggero e degli studenti del Colasanti, sarà preceduta dalla visione del cortometraggio ”Quando ho scoperto di non essere più italiano”.

“L’istituto – sottolinea il dirigente scolastico Massimo Giuseppe Bonelli – ha aderito alla rete di ”Scuole per la legalità, G. Falcone” approfondendo ogni anno un tema legato alla lotta ad ogni forma di mafia e illegalità. Il progetto prevede una serie di incontri con magistrati, forze dell’ordine e semplici cittadini distinti nella lotta contro il fenomeno criminale.

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Vetralla

a cura dell’ Anpi (associazione nazionale partigiani d’Italia)

Lunedì 27 gennaio: ore 17.30: Cinema Excelsior, proiezione del film “Anne Frank – Vite Parallele”;

Martedì 28 gennaio: dalle ore 10 alle ore 13, Sala conferenze Palazzo Zelli: nell’ambito del progetto “Tra la polvere… della Memoria” concordato con la Cooperativa Sociale “I Semi”: proiezione del documentario “Le Rose di Ravensbrück” di Ambra Laurenzi, incontro con l’autrice, interventi di esperti docenti; dibattito con studenti e partecipanti;

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